Rapporto Pit 2010: Diritti non solo sulla carta

RAPPORTO PIT SALUTE 2010 abstract
“DIRITTI: NON SOLO SULLA CARTA”
Edizione speciale 18 novembre 2010
ABSTRACT
Il Rapporto PiT Salute 2010 viene presentato nell’anno in cui si festeggia il trentennale del
Tribunale per i diritti del malato e, per l’occasione, si è scelto di fare il punto sulle segnalazioni
ricevute dal nostro servizio di consulenza, informazione e tutela PiT Salute dal 1996, suo
primo anno di attività, ad oggi.
Dal 1996 al 2009 Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha raccolto
complessivamente circa 228.000 segnalazioni in tema di sanità, in media 16.000 l’anno, con
una diversa distribuzione negli anni tra sede nazionale e sedi locali, come dimostra la tabella
seguente.
Numero assoluto
segnalazioni
1996/07 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996/2009
Sede nazionale 11.857 13.481 14.523 7.639 6.413 6.407 6.392 66.712
Sedi locali – 6.520 14.082 30.306 35.010 32.872 42.223 161.013
Totale 11.857 20.001 28.605 37.945 41.423 39.279 48.615 227.725
Tabella 1. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Le segnalazioni analizzate nel presente Rapporto sono esclusivamente quelle gestite dal PiT
Salute nazionale, ossia 66.712. Le stesse sono state lette alla luce di cinque diritti: diritto alla
sicurezza, diritto all’informazione, diritto all’accesso, diritto al tempo e diritto
all’umanizzazione. Di questi, i primi quattro sono enunciati nella Carta Europea dei Diritti del
Malato1. Il quinto, ossia il diritto all’umanizzazione, di per sé non è contenuto nella suddetta
Carta, ma riassume molti altri diritti della stessa: diritto alla libera scelta, diritto a evitare le
sofferenze e il dolore non necessari, diritto ad un trattamento personalizzato, diritto alla
privacy e confidenzialità, diritto a standard di qualità.
Aree 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996/2009 2008 2009
Sicurezza 28% 27% 27% 30% 32% 24% 26% 28% 27% 24%
Informazione 23% 33% 26% 24% 20% 21% 21% 25% 20% 22%
Accesso 25% 20% 19% 18% 15% 16% 21% 20% 21% 21%
Tempo 11% 8% 9% 7% 10% 15% 16% 10% 16% 15%
Umanizzazione 8% 6% 7% 11% 11% 11% 9% 8% 9% 9%
Altro 5% 6% 12% 10% 12% 13% 8% 9% 7% 9%
Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Tabella 2. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Complessivamente nei 14 anni considerati, il 28% delle segnalazioni fa riferimento al tema
della sicurezza dei servizi sanitari (categoria che, come si vedrà di seguito, comprende
principalmente i presunti errori diagnostici e terapeutici, le infezioni ospedaliere e le
condizioni delle strutture). Seguono le segnalazioni relative all’informazione (25%) composte
1 La “Carta europea dei diritti del malato” ha ricevuto diversi riconoscimenti dagli organismi dell’Unione Europea: il 15 e il 23
marzo 2007 due risoluzioni del Parlamento Europeo hanno chiesto “l’adozione della Carta europea dei diritti del malato sulla
base delle Carte esistenti nei diversi paesi membri e sul lavoro portato avanti dalle organizzazioni non governative”; il 26
settembre 2007 il Comitato Europeo Economico e Sociale (CESE) ha approvato un Parere sui Diritti del malato che “riconosce
e accoglie con favore la Carta europea dei diritti del malato, promossa da Active Citizenship Network nel 2002” e chiede alla
Commissione Europea di riconoscere la Giornata Europea dei Diritti del Malato.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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dalle voci relative alla carenza di informazioni su prestazioni sanitarie ed assistenziali,
sull’esenzione e pagamento dei ticket, sulle strutture esistenti e alla mancata consegna della
documentazione/certificazione. Il 20% delle segnalazioni fa invece riferimento al problema
dell’accesso alle prestazioni sanitarie ed assistenziali. Il 10% delle segnalazioni riguarda il
mancato rispetto del diritto al tempo, con riferimento alle liste di attesa per accedere alle
prestazioni ed ai ritardi ingiustificati nella fornitura dei servizi. L’8% delle segnalazioni
riguarda, infine, il tema dell’umanizzazione delle cure con riferimento al comportamento di
medici e personale sanitario nei confronti dei pazienti, ai casi di maltrattamenti, al tema del
dolore inutile e alla violazione della privacy.
La sicurezza dei servizi sanitari: ancora in crescita le segnalazioni di malpractice
soprattutto in oncologia ed ortopedia
Errori medici, infezioni ospedaliere, condizione delle strutture sono da sempre al centro
dell’attenzione dei cittadini: in 14 anni il tema della sicurezza raccoglie il 28% delle
segnalazioni complessive attestandosi al primo posto dei diritti più negati e la leggera
diminuzione in percentuale degli ultimi due anni (27% nel 2008 e 24% nel 2009) può essere
considerata una ordinaria fluttuazione statistica.
Tabella 8. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Come mostra la tabella superiore, al triste vertice della classifica vi sono le segnalazioni sui
presunti errori che nel 2009 hanno raggiunto la percentuale del 74%, suddivisi in terapeutici
(49,5% nel 2009, +1,4% sul 2008 e +2,5% sulla media 1996-2009) e diagnostici (24,5%
nel 2009, +5% rispetto al 2008 e +1,5% rispetto alla media storica).
Prima di entrare nel dettaglio della tipologia e delle aree maggiormente interessate dall’errore,
vogliamo sottolineare che tre sono gli elementi che spesso spingono i cittadini a segnalare
presunti casi di malpractice: la mancanza di attenzione e comunicazione; lacune nella pratica
del consenso informato; la “leggerezza” nella compilazione della documentazione clinica.
Riguardo il primo aspetto, i cittadini hanno spesso l’impressione di esser stati poco presi in
considerazione nelle richieste e nel rispetto dei diritti: la rabbia che ne deriva conduce alla
segnalazione, alla richiesta di indagine e all’accertamento delle eventuali responsabilità. Sul
consenso informato, esso in realtà spesso è ridotto ad una mera formalità, dove quello che più
conta per il sanitario è acquisire un pezzo di carta con il consenso del paziente. I cittadini a
loro volta spesso non hanno la piena consapevolezza dello strumento che gli è stato messo a
disposizione e molti segnalano di aver dovuto firmare un foglio, quando già si trovavano in
sala operatoria o in preanestesia ricevendo un’informazione non sempre completa su possibili
rischi e complicanze.
Sicurezza
Aree 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996/2009 2008 2009
Presunti errori diagnostici
e terapeutici 66% 67,1% 68,4% 73,5% 75,8% 76,2% 70,4% 70% 67,6% 74%
• Presunti e. terapeutici 46% 44,1% 45,2% 45,7% 52,4% 52,8% 48,7% 47% 48,1% 49,5%
• Presunti e. diagnostici 20% 23% 23,2% 27,8% 23,4% 23,4% 21,7% 23% 19,5% 24,5%
Sangue infetto 20,6% 20,8% 23,0% 11,8% 7,7% 6,1% 14,9% 16,9% 19,6% 8,6%
Infezioni nosocomiali 3,3% 5,9% 3,2% 6,3% 6,6% 7,6% 7,9% 5,3% 6,1% 10,2%
Condizioni delle strutture 6,1% 3,9% 3,1% 5,9% 7,6% 7,8% 5,2% 5,2% 5,1% 5,3%
Negligenza personale sanitario 2,5% 1,5% 1,6% 2,0% 1,3% 1,2% 1,5% 1,7% 1,3% 1,7%
Reazioni a cure farmacologiche 1,5% 0,8% 0,6% 0,5% 1,2% 1,0% 0,2% 0,8% 0,2% 0,1%
Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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Infine la compilazione della documentazione clinica: parliamo di referti, prescrizioni, certificati
e della stessa cartella clinica, che purtroppo ancora nel 2010 viene scritta a mano, con grafia
spesso di difficile lettura. Questo elemento, come è facilmente intuibile, rischia di
incrementare gli errori di interpretazione; non ci si deve meravigliare se un infermiere
somministra un farmaco diverso o in dosi diverse se le indicazioni riportate risultavano
pressoché illeggibili.
Tabella 9. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Nel 2009 le prime tre aree interessate dalle segnalazioni di presunti errori terapeutici sono
state l’ortopedia (24,3%, +3,8% rispetto al 2008 e +2,5% sulla media dei 14 anni),
l’oncologia (10,7% nel 2009, +2,9% rispetto all’anno precedente e 2,6% sul trend storico) e
l’odontoiatria (9% nell’ultimo anno, sostanzialmente stabile rispetto al passato).
Le segnalazioni di presunti errori terapeutici ortopedici riguardano principalmente la
opportunità o meno di eseguire gli interventi chirugici e la loro esecuzione. L’ortopedia è un
area specialistica molto richiesta, a causa dei frequenti incidenti domestici e stradali. Spesso il
personale si trova a lavorare in situazioni di emergenza, con eccessi di carico di lavoro: per
questo crediamo si debba far fronte al problema con una riorganizzazione e programmazione
dell’assistenza, prevedendo per esempio presidi dedicati alle sole emergenze.
Tra le segnalazioni giunte nell’area della odontoiatria, molte hanno riguardato la
documentazione sanitaria rilasciata dagli studi dentistici: i dentisti non sembrerebbero avvezzi
a redigere cartelle cliniche e a raccogliere anamnesi complete dei pazienti, tralasciando
possibili informazioni preziose per evitare errori.
Presunti errori diagnostici
Aree terapeutiche 1996/2009 2008 2009
Oncologia 24,8% 32,8% 38,6%
Ortopedia 14,3% 10,6% 8,8%
Ginecologia e ostetricia 11,2% 6,6% 7,3%
Esami endoscopici 8,4% 8,6% 2,1%
Presunti errori terapeutici
Aree terapeutiche 1996/2009 2008 2009
Ortopedia 21,8% 20,5% 24,3%
Chirurgia generale 14,8% 8,0% 8,6%
Odontoiatria 9,4% 8,5% 9,0%
Ginecologia e ostetricia 9,2% 8,8% 8,2%
Oncologia 8,1% 7,8% 10,7%
Oculistica 7,4% 7,8% 5,4%
Urologia 3,5% 3,6% 0,7%
Neurologia 3,0% 3,1% 4,3%
Cardiochirurgia 2,9% 3,9% 3,9%
Chirurgia estetica 2,8% 1,0% 1,1%
Otorinolaringoiatra 2,5% 0,8% 0,7%
Gastroenterologia 2,0% 3,4% 3,2%
Cardiologia 1,9% 3,6% 2,2%
Chirurgia vascolare 1,0% 1,0% 1,1%
Pneumologia 1,0% 2,1% 3,2%
Chirurgia maxillo-facciale 0,7% 1,8% 0,4%
Altre aree 8,0% 14,3 13,0%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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Cardiologia 5,0% 3,3% 2,9%
Diagnostica in chirurgia generale 4,8% 2,6% 6,5%
Neurologia 4,7% 11,3% 8,0%
Oculistica 3,7% 2,0% 2,8%
Gastroenterologia 2,6% 4,0% 3,6%
Odontoiatria 2,4% 2,0% 1,5%
Urologia 1,8% 0,7% 0,7%
Pneumologia 1,8% 0,7% 0,7%
Neonatologia 1,4% 0,7% 1,5%
Malattie infettive 1,4% 1,3% 1,5%
Psichiatria 1,1% 1,4% 1,0%
Pediatria 1,1% 2,0% 3,6%
Cardiochirurgia 1,1% 0,7% 2,2%
Otorinolaringoiatra 1,0% 0,7% 0,7%
Altre aree 7,4% 8,0% 6,0%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 11. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Nel corso del 2009, le sospette errate diagnosi hanno riguardato soprattutto l’oncologia che
da sola ha raccolto il 38,6% delle segnalazioni (+5,8% rispetto al 2008, + 13,8% sulla
media dei 14 anni).
Un vero boom che merita attenta analisi: sicuramente per i malati oncologici una diagnosi non
tempestiva o errata può cambiare o addirittura pregiudicare la vita. Il trend in crescita
potrebbe dipendere dalla accresciuta sensibilità dei cittadini che ci chiamano. Ma temiamo sia
determinata anche: dalle difficoltà di accedere in tempi utili ad accertamenti diagnostici, dai
macchinari vecchi e dalla mancanza di una adeguata formazione degli operatori, specie per
quanto attiene alla lettura delle immagini, infine da tempi di lavoro e di organizzazione
inadeguati.
Al secondo posto l’ortopedia, con un 8,8% di segnalazioni di presunti errori di diagnosi nel
2009. Il trend è in diminuzione sia rispetto al 2008 che ai 14 anni precedenti. In generale in
questo ambito le errate diagnosi sono determinate da disattenzioni nella lettura delle
radiografie o dal mancato ascolto di quanto riferiva il paziente.
Infezioni in ospedale: una emergenza in crescita intollerabile
Le infezioni nosocomiali hanno avuto negli anni un andamento in crescita pressoché costante:
nel 2009 superano il 10% delle segnalazioni sulla sicurezza (10,2%, + 4,1% sul 2008 e
+4,9% sul periodo 1996/2009). Contrarre una infezione nosocomiale comporta un
peggioramento per la salute del paziente, oltre che il prolungamento della degenza, con la
conseguenza di ingenti aggravi di spesa sanitaria, che si può stimare tra i 500- 2000 euro al
giorno.
Le infezioni nosocomiali colpiscono i pazienti ospedalizzati e sottoposti ad interventi
diagnostico terapeutici. I reparti più a rischio sono quelli della terapia intensiva e quelli per i
trapianti dove sono ricoverate persone che spesso presentano un sistema immunitario
depresso.
Da quanto detto risulta chiaro che diventa urgente intervenire prevedendo, in tutti i presidi
ospedalieri, un sistema di sorveglianza epidemiologica, l’attuazione rigorosa di procedure di
prevenzione, l’applicazione di linee guida e l’utilizzo delle checklist per controllare che
vengano svolte tutte le pratiche per implementare la sicurezza e ridurre i rischi.
Ci sembra indispensabile accennare alla questione del sangue infetto che, sebbene risulti in
calo in termini di segnalazioni nell’ultimo anno (8,6% nel 2009, rispetto al 16,9% del trend
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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storico), è un tema a noi caro (rimandiamo al Rapporto per dati approfonditi) e che coinvolge
pesantemente persone danneggiate spesso in maniera irriversibile in seguito a trasfusioni o
sommistrazione di emoderivati in ospedale. Quello che preoccupa maggiormente i cittadini
interessati da questo problema attiene la questione dell’indennizzo: l’ultima finanziaria 2010
di fatto elimina del tutto la possibilità di ottenere la rivalutazione dell’importo condannando i
danneggiati ad avere indennizzi irrisori rispetto al costo della vita.
Cosa chiediamo sul tema sicurezza
– un intervento legislativo che recepisca il diritto alla sicurezza sancito nella Carta
europea dei diritti del malato, in particolare obbligando tutte le aziende sanitarie ed
ospedaliere ad istituire le unità di gestione del rischio;
– un Osservatorio nazionale sugli errori, che faccia convergere i dati degli osservatori
regionali, in parte esistenti;
– non depenalizzare il reato da errore medico;
– istituire un Fondo nazionale per indennizzare i cittadini vittime di danni non
riconducibili ad alcuna responsabilità;
– applicare la conciliazione in sanità, come previsto dal decreto legislativo 4 marzo
2010, n.28;
– adottare a livello aziendale la Carta della qualità in chirurgia e la Carta della qualità in
medicina interna, due strumenti, scritti a quattro mani con le società scientifiche dei
chirurghi e dei medici internisti (ACOI e FADOI), per tradurre in organizzazione dei
reparti di chirurgia e di medicina interna la volontà di migliorare qualità e sicurezza
delle cure.
L’informazione: quando manca son dolori. Soprattutto per anziani, disabili ed
invalidi
Le problematiche legate al diritto all’informazione hanno rappresentato in media, nei 14 anni
presi in esame, un quarto delle segnalazioni ricevute dal servizio PiT Salute. Nonostante le
numerose riforme attuate per garantire una maggiore trasparenza della pubblica
amministrazione e una migliore capacità di dialogo fra questa e i cittadini, il diritto alla
informazione resta ancora, in troppi casi, sancito solo sulla carta tanto che nell’ultimo biennio
2008/2009 le violazioni di tale diritto rappresentano oltre il 20% delle lamentele dei cittadini:
precisamente il 20% nel 2008 e il 22% nel 2009.
Informazione
Aree 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09
1996/
2009
2008 2009
Info su prestazioni socio-sanitarie 26,4% 52,9% 48,8% 52,9% 48,9% 36,3% 42,9% 45,8% 43,2% 42,1%
Info su prestazioni assistenziali 27,7% 24,1% 23,5% 20,7% 22,9% 33,7% 31,3% 25,2% 31,9% 30,9%
Accesso alla doc. sanitaria 16,5% 10,9% 10,0% 12,8% 15,0% 14,3% 12,1% 12,4% 12,7% 11,7%
Info sulle strutture esistenti 21,0% 7,6% 10,4% 7,3% 5,5% 8,4% 7,5% 9,9% 6,3% 8,7%
Info su indennizzi/risarcimenti… 3,8% 1,4% 3,7% 2,4% 2,9% 2,3% 1,5% 2,6% 1,1% 1,9%
Consenso informato 1,8% 1,1% 1,2% 2,5% 3,0% 1,9% 1,1% 1,6% 1,1% 1,1%
Info sui farmaci 0,5% 0,7% 1,3% 0,9% 0,6% 0,5% 1,3% 0,9% 1,5% 1,3%
Info sulle prestazioni all’estero 0,3% 0,8% 0,3% 0,5% 0,6% 0,3% 1,2% 0,6% 0,7% 1,7%
Altro 2,0% 0,5% 0,8% 0,0% 0,6% 2,3% 1,1% 1,0% 1,5% 0,6%
Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 18. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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Come mostra la tabella di cui sopra, è stata innanzitutto la carenza di informazioni sulle
prestazioni socio-sanitarie a rendere difficile la vita a poco meno della metà (45,8% nel trend
storico, 42,1% nel 2009) delle persone. In particolare (cfr. tabella seguente) l’informazione
manca proprio laddove sarebbe necessaria, ossia presso gli studi dei medici di famiglia e dei
pediatri di libera scelta: per circa un terzo dei cittadini diventa un cruccio sapere come
prenotare una visita o quali sono i compiti e doveri di chi l’assiste (c.d. assistenza sanitaria di
base, con il 29,1% nel 2009, + 6,5% rispetto al 2008 e + 4,8% rispetto alla media 1996-
2009. In seconda posizione, la carenza di informazioni si fa sentire nell’area della salute
mentale (16,5% delle segnalazioni nel 2009, in diminuzione dell’1,8% rispetto al 2008, ma
in crescita del 3,4% sulla media dei 14 anni), e ancora, a pari merito al terzo posto, la
disinformazione interessa l’area delle prestazioni odontoiatriche (10,7% nel 2009, + 2,9%
rispetto al 2008, – 0,4% rispetto alla media storica) e dei servizi di riabilitazione (10,7% nel
2009, +1,1% rispetto all’anno precedente, 0,3% sulla media dei 14 anni):
Info su prestazioni socio-sanitarie
Carenza di informazioni su 1996/2009 2008 2009
Assistenza sanitaria di base 24,3% 22,6% 29,1%
Prestazioni per la salute mentale 13,1% 18,3% 16,5%
Prestazioni odontoiatriche 11,1% 7,8% 10,7%
Prestazioni oncologiche 10,6% 12,2% 9,7%
Servizi di riabilitazione 10,4% 9,6% 10,7%
Prestazioni diagnostiche 9,0% 12,2% 4,9%
Prestazioni per le patologie croniche 9,0% 3,5% 5,8%
Assistenza farmaceutica 2,7% 2,6% 3,9%
Malattie rare 1,4% 2,6% 1,0%
Vaccinazione 1,4% 0,9% 1,0%
Altre prestazioni 7,0% 7,6% 6,8%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 20. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Al secondo posto nelle problematicità legate alla mancanza di informazioni, troviamo le
prestazioni assistenziali, che (cfr. tabella seguente) per la quasi totalità dei casi fanno
riferimento alla invalidità civile (nel 2009 rappresenta l’89,5% delle segnalazioni, valore in
aumento rispetto al 2008 di +9% e addirittura più che duplicato rispetto alla media
1996/2009) e all’esenzione dal pagamento del ticket che, pur registrando una percentuale del
3,5% nell’ultimo anno, rappresenta la prima voce nella media dei 14 anni.
Due aree dunque, quella dell’invalidità civile e dell’esenzione dal ticket, in cui la
disinformazione comporta disagi enormi, soprattutto di natura economica, su fasce deboli,
soprattutto disabili, anziani ed invalidi.
Info su prestazioni assistenziali
Carenza di informazione su 1996/2009 2008 2009
Esenzione pagamento ticket 47,9% 11,9% 3,5%
Invalidità civile, Legge 104/92 40,7% 80,5% 89,5%
Assistenza fasce deboli 7,2% 1,3% 0,5%
Assistenza domiciliare 4,1% 6,2% 6,5%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 21. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
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Cosa chiediamo sul tema informazione
Una politica generale della partecipazione, della tutela, della qualità e dell’informazione in
quattro campi di intervento:
– livelli essenziali di informazione e comunicazione fra cittadini, professionisti e servizi
come azione propedeutica allo sviluppo dei sistemi di cure primarie e misura per
favorire l’uso appropriato dei servizi, riducendo gli sprechi;
– piani per la trasparenza, previsti dal D.Lgs. 150/2009, come occasione per dare
impulso a due azioni strategiche: lo sviluppo di sistemi di integrazione tra valutazione
civica e indagini di soddisfazione e il coinvolgimento di utenti e cittadini in operazioni
come la verifica della qualità di protesi e di ausili o il rispetto dei capitolati di appalto
di servizi, già praticato da molte aziende sanitarie;
– politiche di empowerment delle persone affette da patologie croniche;
– gestione dei conflitti, con l’aiuto delle organizzazioni civiche, orientata alla prevenzione
e al miglioramento della qualità dei servizi con uno sviluppo intelligente della attività di
segnalazione e reclamo.
Accesso alle cure: ancora dimissioni improprie dagli ospedali. E sul territorio
mancano residenze sanitarie e lungodegenze
In media un quinto delle segnalazioni ricevute dal PiT salute nei 14 anni presi in esame
riguarda le difficoltà di accesso a prestazioni socio-sanitarie ed assistenziali, con un
incremento dell’1% nell’ultimo biennio 2008-2009 (21%).
Accesso 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996 /2009 2008 2009
Assistenza territoriale 30,1% 25,5% 26,7% 24,7% 26,9% 26,7% 29,2% 27,5% 29,9% 28,6%
• Salute mentale 12,5% 7,7% 9,4% 7,8% 7,8% 7,4% 5,8% 9,0% 6,4% 5,1%
• Assistenza domiciliare 8,6% 7,2% 7,1% 5,7% 8,5% 9,9% 9,6% 8,0% 10,8% 8,3%
• Assistenza primaria di base 5,0% 5,6% 5,4% 5,2% 4,6% 4,1% 4,7% 5,1% 5,2% 4,1%
• Riabilitazione/RSA 4,0% 5,0% 4,8% 6,0% 6,0% 5,3% 9,1% 5,4% 7,5% 11,1%
Assistenza farmaceutica 27,1% 26,4% 27,6% 19,5% 22,2% 22,1% 17,6% 24,4% 18,6% 16,4%
Assistenza ospedaliera 19,5% 23,2% 21,2% 24,1% 25,0% 23,6% 19,5% 21,9% 18,5% 20,6%
• Dimissioni 16,1% 18,6% 16,7% 18,9% 19,8% 18,6% 14,8% 17,4% 14,0% 15,7%
• Ricoveri 3,4% 4,6% 4,5% 5,2% 5,2% 5,0% 4,7% 4,5% 4,5% 4,9%
Esenzione e pagamento ticket 8,6% 7,3% 7,3% 11,3% 6,8% 7,0% 14,8% 8,6% 14,7% 15,0%
Ricoveri e prestazioni all’estero 6,4% 8,3% 7,5% 9,1% 8,4% 7,3% 7,3% 7,6% 7,3% 7,2%
Trapianto organi 3,1% 3,1% 3,7% 4,4% 3,5% 4,0% 3,5% 3,5% 3,1% 4,0%
Odontoiatria 3,1% 3,4% 3,2% 3,8% 3,4% 3,5% 3,2% 3,3% 3,7% 2,6%
Mobilità interregionale 2,1% 2,8% 2,9% 3,1% 3,8% 5,7% 4,8% 3,3% 4,2% 5,6%
Tabella 22. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Come mostra la tabella riportata sopra, nel 2009 le difficoltà di accesso riguardano
soprattutto l’assistenza territoriale, l’assistenza ospedaliera, l’assistenza farmaceutica e,
strettamente collegata a quest’ultima, l’esenzione dal pagamento del ticket.
Le segnalazioni sull’accesso all’assistenza territoriale diminuiscono rispetto al 2008 (-1,3
punti percentuali), ma si assestano su valori più alti (di 1,1 punti percentuali) rispetto alla
media degli anni passati. In particolare, crescono le segnalazioni di difficoltà ad accedere a
Riabilitazione, Residenze Sanitarie Assistite e Lungodegenze (11,1% nel 2009, + 3,6% sul
2008 e +5,7% rispetto alla media dei 14 anni). Le rette aumentano, i tempi medi di degenza
vengono ridotti, mancano strutture che sappiano gestire persone che presentano quadri clinici
complessi (patologie neurologiche e degenerative allo stadio avanzato, persone in coma
stabilizzato, ecc..).
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
9
Oltre alle segnalazioni relative ai costi eccessivi da sostenere per questo tipo di assistenza, si
segnalano difficoltà ad ottenere cure adeguate in tempi congrui e con continuità. In diverse
Regioni come la Campania, il Lazio, la Calabria nuove delibere e decreti nel 2009 hanno
modificato sia le condizioni di accesso a questo tipo di strutture, sia le rette di pagamento, con
costi esorbitanti. In Regioni come la Toscana, l’Emilia Romagna o la Lombardia, le
segnalazioni dei cittadini hanno dato modo agli assessorati di mettere in bilancio ulteriori
finanziamenti o di precisare oneri e competenze relative al pagamento delle rette che,
comunque, continuano a rimanere alte. Sul dato nazionale riportato incide, in particolare, il
dato della regione Lazio, dove nel 2009 sono stati effettuati altri interventi che hanno
comportato la chiusura di lungodegenze e la loro conversione in RSA, modificandone, inoltre, i
parametri di integrazione della retta mensile.
Seconda voce nelle difficoltà di accesso è quella dell’assistenza ospedaliera, che nel 2009
raccoglie il 20,6% delle lamentele (+2,1% rispetto al 2008, in diminuzione dell’1,3% sulla
media 1996-2009). In particolare ci riferiamo a dimissioni premature e rifiuto del ricovero.
Entrambe le voci aumentano nel 2009: le dimissioni passano dal 14% del 2008 al 15,7% nel
2009; il rifiuto di ricoveri dal 4,5% del 2008 al 4,9% nell’ultimo anno.
Dimissioni ospedaliere
Area terapeutica 1996 – 2009 2008 2009
Oncologia 18,8% 8,0% 8,1%
Ortopedia 14,2% 15,3% 14,4%
Riabilitazione 12,7% 20,1% 17,4%
Non autosufficienti 11,8% 4,4% 2,0%
Neurologia 10,7% 11,6% 25,0%
Patologie croniche 5,2% 2,3% 3,5%
Medicina interna 4,4% 3,2% 0,5%
Salute mentale 4,1% 3,2% 3,5%
Cardiologia 3,8% 6,8% 5,1%
Pneumologia 2,8% 8,0% 3,5%
Gastroenterologia 2,5% 3,1% 2,0%
Rianimazione 2,1% 5,5% 3,5%
Urologia 1,4% 1,9% 2,0%
Altre aree 5,5% 6,6% 9,5%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 27. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Crescono negli ultimi anni le segnalazioni di dimissioni nella neurologia, che nel 2009
rappresentano un quarto delle dimissioni improprie o forzate. Questo fenomeno è facilmente
spiegabile con l’innalzamento dell’età media della popolazione e l’incremento di pazienti affetti
da patologie legate all’ambito neurologico, come il Parkinson o l’Alzheimer. Se si tratta di
liberare un posto letto, meglio deludere un anziano indifeso che non si lamenta o non si può
lamentare. Non sono infrequenti le dimissioni di pazienti che non hanno respirazione
autonoma o che non si nutrono autonomamente, con la scusa che c’è l’assistenza domiciliare
e se ne occuperà il medico di famiglia.
Numerose anche le dimissioni dagli istituti riabilitativi (17,4% nel 2009). Le riabilitazioni
sono sempre più brevi, e allo scadere dei giorni previsti per un ciclo e, quindi, rimborsati dal
Sistema Sanitario Regionale, il paziente viene mandato via senza tante spiegazioni. Questo
senza aver recuperato le funzioni o rischiando di perdere l’autonomia faticosamente
riconquistata.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
10
Nel 2009, così come le segnalazioni sulle dimissioni, aumentano anche quelle relative al
rifiuto di ricovero (dal 4,5% del 2008 al 4,9%). Un altro dato che aiuta a leggere questo
fenomeno è l’aumento costante delle segnalazioni relative alla mobilità interregionale, in
particolare dal 2001 in poi: cosa fa il cittadino a cui viene negato un ricovero, perché non c’è
una struttura o il tempo è interminabile? Se non può affrontare le spese di una struttura
privata o preferisce comunque l’ospedale pubblico, si sposta. Affronta un viaggio della
speranza. Ci sono Regioni in Italia dove praticamente non esistono hospice pubblici (l’hospice
è una residenza socio-sanitaria per pazienti terminali), o quasi, o ancora pochissime sono le
cosiddette “case di risveglio” dedicate ai pazienti in coma.
Cosa chiediamo sul tema dell’accesso
– La adozione della Carta europea dei diritti del malato in leggi nazionali e regionali;
– la approvazione, in tempi brevi, dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA) con
particolare riguardo: alla revisione dell’elenco delle malattie croniche ed invalidanti, di
cui al D.M. 28 maggio 1999, n. 329; alla revisione dell’elenco delle malattie rare, di
cui al D.M. 18 maggio 2001, n.279 ed alla revisione del Nomenclatore tariffario dei
presidi, protesi ed ausili, di cui al D.M. 27 agosto 1999 n.332;
– l’integrazione nei Lea delle seguenti prestazioni: assistenza odontoiatrica; farmaci per
patologie rare (innovativi, orfani, fascia C, parafarmaci, prodotti alimentari); screening
neonatali per patologie metaboliche ereditarie; prestazioni anestesiologiche per esami
diagnostici invasivi; anestesia epidurale per parto indolore.
Terzo elemento critico per il 2009 nelle difficoltà di accesso è quella dell’assistenza
farmaceutica, suddivisa nelle seguenti voci:
Assistenza farmaceutica
Voce 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996-2009 2008 2009
Fascia C 60,5% 22,0% 44,0% 38,0% 27,3% 10,0% 36,7% 34,1% 35,3% 38,0%
Irreperibili 16,4% 33,4% 22,0% 25,5% 17,3% 16,0% 19,5% 21,4% 17,6% 21,5%
Note 2,3% 6,0% 17,2% 9,7% 18,7% 32,0% 6,3% 13,2% 9,4% 3,2%
Sperimentazione 1,6% 28,5% 5,7% 8,8% 6,5% 8,5% 5,7% 9,3% 8,2% 3,2%
Fascia A 4,0% 3,8% 6,1% 11,0% 9,4% 12,0% 1,2% 6,8% 1,2% 1,1%
Piano terapeutico 3,7% 2,0% 0,4% 0,9% 5,0% 10,0% 11,2% 4,7% 9,4% 13,0%
Fascia H 4,0% 1,3% 2,3% 2,7% 5,8% 1,8% 9,5% 3,9% 10,6% 8,3%
Aumento prezzo 4,5% 1,0% 1,0% 0,9% 6,5% 2,5% 3,7% 2,9% 2,4% 5,0%
Off Label 1,0% 1,4% 0,5% 0,8% 2,2% 6,0% 3,0% 2,1% 1,2% 5,0%
Distribuzione diretta 2,0% 0,6% 0,8% 1,7% 1,3% 1,2% 3,2% 1,6% 4,7% 1,7%
Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Tabella 24. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Negli ultimi anni, le difficoltà di accesso alle cure farmacologiche, per i cittadini, riguardano
principalmente 2 fattori: i costi dei farmaci in fascia C e le difficoltà di reperire alcuni farmaci.
Il primo fattore fa riferimento al costo dei farmaci in fascia C che nel 2009 raggiunge il 38%
delle segnalazioni in questo ambito, +2,7% rispetto al 2008 e +3,9% rispetto alla media dei
14 anni. A questo si lega il dato della voce “aumento di prezzo” che, rispetto alla media, è
cresciuto di 2,1%.
Conseguenza del fatto che la crisi di questi ultimi due anni abbia reso ancora più pesante per i
cittadini, soprattutto quelli meno abbienti, la possibilità di acquistare i farmaci senza ricetta.
Nella voce “farmaci irreperibili” vengono considerati quei medicinali che il cittadino ha
difficoltà a trovare per problemi di distribuzione (fine scorte, medicinali non più in vendita con
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
11
una certa posologia ecc.), o problemi nella produzione (la casa farmaceutica non produce il
farmaco o si sta attendendo che si avvii una nuova produzione), farmaci non commercializzati
in Italia ma usati all’estero, farmaci orfani per la cura delle patologie rare. Tale voce
rappresenta il 21,5% delle segnalazioni nel 2009, in linea con il trend storico ma in aumento
di 3,9% rispetto al 2008.
Ulteriori gravi difficoltà sono segnalati nell’accesso ai farmaci innovativi e di nuova
generazione Si tratta dei farmaci off label e di farmaci che sono appannaggio della spesa
farmaceutica territoriale, quella che deve essere garantita dalle Regioni e dalle aziende
sanitarie ed ospedaliere.
Cosa chiediamo sul tema dell’assistenza farmaceutica
– Aumentare il tetto della spesa farmaceutica complessiva pubblica con particolare
riguardo a quella ospedaliera;
– incrementare il fondo previsto dalla legge 648/96 al fine di promuovere l’inserimento di
un maggior numero di farmaci off label;
– semplificare le norme per la messa in commercio dei farmaci e ridurre i tempi per la
pubblicazione in GU;
– garantire l’immediata disponibilità dei farmaci approvati dall’AIFA nei Piani terapeutici
regionali;
– promuovere l’accesso ai farmaci equivalenti e liberare risorse per assicurare
l’erogazione gratuita dei farmaci innovativi;
– proseguire nel processo di liberalizzazione del mercato dei farmaci.
Il diritto al tempo: liste di attesa off limits per le ecografie. Attese record
nell’oncologia.
La violazione del diritto al tempo rappresenta in media il 10% delle segnalazioni ricevute dal
Tribunale per i diritti del malato dal 1996 al 2009, con un incremento notevole negli ultimi
anni: nel 2009 si attesta al 15%.
In particolare, l’aumento delle segnalazioni in questo ambito è legato alle lamentale sulle liste
di attesa per accedere a visite, esami ed interventi chirurgici (47,4% delle segnalazioni nel
2009, + 9,3% rispetto al 2008 e + 4,8% rispetto alla media 1996/2009) e alle lungaggini
per l’accertamento della invalidità civile e dell’handicap (42,6% nel 2009, in diminuzione del
6,1% rispetto all’anno precedente, ma in crescita del 5% rispetto alla media dei 14 anni).
Tempo
Aree 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996/2009 2008 2009
Liste d’attesa 26,7% 46,0% 46,6% 41,7% 53,1% 51,8% 42,1% 42,6% 38,1% 47,4%
Invalidità civile/Handicap 47,3% 34,8% 29,8% 38,1% 26,1% 34,0% 46,1% 37,6% 48,7% 42,6%
Protesi ed ausili 20,2% 14,2% 17,8% 15,4% 12,0% 9,2% 9,1% 14,5% 10,1% 7,9%
Erogazione altri servizi sanitari 5,8% 5,0% 5,8% 4,8% 8,8% 5,0% 2,7% 5,3% 3,1% 2,1%
Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Tabella 29. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
In riferimento alle liste di attesa, queste interessano sia l’area diagnostica, che quella della
specialistica, che gli interventi chirurgici. Nel 2009, salgono visibilmente i dati della
specialistica con un 31,8% delle segnalazioni (più di 3 punti percentuali rispetto al 2008) ma
soprattutto della chirurgia che dal 26,2% del 2008 balza al 31,3% nell’ultimo anno. La
diagnostica resta sempre la prima area interessata dal fenomeno delle liste di attesa, con il
36,9% delle segnalazioni nel 2009, ma il trend rispetto al 2008 è in diminuzione dell’8,7%.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
12
Liste d’attesa – Area diagnostica
Esami diagnostici 1996/2009 2008 2009
Ecografia 23,4% 23,4% 27,3%
• Tiroide 3,8% 1,4% 1,0%
• Addominale 3,1% 5,5% 10,4%
• Pelvica 2,8% 1,4% 0,8%
• Epatica 2,1% 1,4% 2,1%
• Fetale 1,8% 1,3% 1,1%
• Arti 1,8% 1,4% 0,7%
• Renale 1,6% 1,4% 2,1%
• Transrettale 1,4% 2,9% 2,1%
• Prostatica 1,4% 1,3% 2,1%
• Morfologica 1,4% 2,9% 2,1%
• Vescicale 1,2% 1,1% 0,7%
• Transvaginale 1,0% 1,4% 2,1%
Risonanza magnetica 16,5% 21,2% 17,0%
TAC 11,5% 10,0% 17,0%
Mammografia 10,3% 11,2% 8,5%
Ecodoppler 9,0% 14,2% 10,6%
Ecocardiogramma 5,0% 4,2% 4,3%
MOC 3,6% 3,0% 4,3%
Amniocentesi 3,5% 2,7% 2,1%
Radiografia 3,5% 1,4% 1,0%
Esami di laboratorio 3,2% 0,5% 0,7%
Elettrocardiogramma 2,5% 0,5% 0,7%
Gastroscopia 2,3% 1,4% 0,9%
Colonscopia 1,6% 1,4% 2,1%
Elettromiografia 1,6% 2,8% 0,7%
Scintigrafia 1,3% 1,4% 2,1%
Coronarografia 1,2% 0,7% 0,7%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 30. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Come mostra la tabella di cui sopra, l’ecografia, in particolare quella all’addome, risulta essere
l’esame diagnostico per il quale si attende di più; nel 2009 essa rappresenta il 27,3% delle
segnalazioni sui lunghi tempi di attesa in diagnostica (con un incremento del 3,9% sia rispetto
al 2008 che alla media dei 14 anni).
Nel 2009 segnaliamo un evidente incremento delle segnalazioni sulle TAC che da un 10%
dell’anno 2008 raggiungono quota 17% e di contro dei trend di pacata diminuzione nelle
segnalazioni sulle risonanze magnetiche (-4,2%), mammografie (-2,7%) ed ecodoppler (-
3,6%).
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
13
Esami questi che si caratterizzano per il loro largo impiego in ambiti clinici di grosso impatto
per la salute dei cittadini, come le patologie oncologiche, neurologiche e cardiovascolari.
Le persone restano sconcertate dalle attese previste, soprattutto quando, contattando i cup o
recandosi presso gli ospedali, si sentono proporre attese di 6 mesi per un esame, e per lo
stesso esame, nella stessa struttura, la disponibilità è a pochi giorni di distanza ma a
pagamento.
Liste d’attesa – Area specialistica
Aree terapeutiche 1996/2009 2008 2009
Ortopedia 14,2% 10,0% 6,1%
Oculistica 12,7% 7,5% 6,1%
Oncologia 12,5% 7,5% 10,2%
Odontoiatria 9,6% 10,0% 10,2%
Cardiologia 8,3% 14,0% 8,2%
Neurologia 6,2% 12,0% 6,1%
Ginecologia e ostetricia 4,9% 2,5% 8,2%
Urologia 4,5% 5,0% 8,2%
Endocrinologia 4,3% 2,5% 6,1%
Pediatria 4,3% 5,0% 4,1%
Dermatologia 3,4% 2,5% 4,1%
Otorinolaringoiatra 2,8% 2,5% 4,1%
Gastroenterologia 2,6% 7,0% 4,1%
Riabilitazione 2,6% 5,0% 5,1%
Allergologia 2,4% 2,0% 2,0%
Reumatologia 1,8% 2,0% 4,1%
Angiologia 1,6% 1,0% 1,0%
Pneumologia 1,3% 2,0% 2,1%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 32. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Nell’area specialistica, notiamo invece (cfr. tabella superiore) allarmanti tendenze nelle liste di
attesa per l’oncologia: essa balza, insieme all’odontoiatria, al primo posto nelle attese più
lunghe (10,2% nel 2009, +2,7% rispetto all’anno precedente). Ma se per l’odontoiatria
sappiamo quanto poco, pressoché nulla, garantisca il Servizio sanitario nazionale, ci allarma
avere la sensazione che il tumore possa attendere.
Altro dato che mostra un aumento allarmante è la ginecologia e l’ostetricia che dal 2,5% del
2008 passa ad un 8,2% nel 2009. Dato più che triplicato nell’ultimo anno, specchio delle
segnalazioni soprattutto delle future mamme impossibilitate ad accedere in tempi utili a visite
di controllo presso il servizio pubblico e che si trovano costrette a rivolgersi, come ormai
risaputo, a professionisti privati. Appare sempre più una strada obbligata e non più una libera
scelta, quella di rivolgersi a professionisti privati, poiché ormai gli unici in grado, dietro lauti
pagamenti, di soddisfare i tempi delle pazienti che il SSN non è in grado di fare.
L’ortopedia nei 14 anni risulta comunque essere l’area maggiormente colpita da ritardi con il
14,2% delle segnalazioni. L’oculistica segue con il 12,7%, l’oncologia con il 12,5%,
l’odontoiatria con il 9,6% e la cardiologia con l’8,3% a seguire le altre.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
14
Liste d’attesa – Interventi di chirurgia
Aree terapeutica 1996/2009 2008 2009
Ortopedia 26,7% 28,1% 20,0%
Chirurgia generale 17,9% 17,0% 20,7%
Oncologia 15,3% 14,5% 18,5%
Oculistica 8,5% 8,4% 10,6%
Odontoiatria/Chirurgia maxillo-facciale 6,2% 5,2% 5,5%
Otorinolaringoiatra 5,0% 2,1% 3,5%
Urologia 4,5% 4,3% 2,6%
Cardiologia 4,2% 4,3% 6,5%
Neurologia 4,0% 6,4% 2,3%
Ginecologia e ostetricia 3,0% 5,5% 5,5%
Chirurgia vascolare 2,7% 2,1% 2,0%
Gastroenterologia 2,0% 2,1% 2,3%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 34. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Nell’area della chirurgia, il 2009 vede in testa per i lunghi tempi di attesa gli interventi di
chirurgia generale (20,7%, +3,7% rispetto al 2008, +2,8% sul periodo 1996-2009), a
seguire l’ortopedia (20% nell’ultimo anno, in netta diminuzione dell’8,1% rispetto al 2008 e
del 6,7% rispetto alla media dei 14 anni); ancora gli interventi oncologici che si attestano al
18,5% nell’ultimo anno (+4% rispetto al 2008 e +3,2% rispetto alla media); l’oculistica, al
quarto posto con il 10,6% delle segnalazioni nel 2009 (oltre il 2% in confronto all’anno
precedente e al trend 1996-2009).
Un’importante considerazione va fatta sulla questione liste di attesa per gli interventi
chirurgici: riscontriamo che i tempi si sono allungati soprattutto nelle strutture private e
convenzionate, segno di un sistema che così com’è non ce la fa a rispondere alle esigenze dei
cittadini.
Cosa chiediamo sul tema del diritto al tempo
In relazione al nuovo Piano nazionale 2010-2012 per il contenimento delle liste di attesa, di
recente approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, proponiamo di:
– ampliare il numero di prestazioni per le quali saranno individuati i tempi massimi,
portandolo dai 58 ai 100 previsti in precedenza;
– prevedere tempi massimi di attesa non solo per le prime visite, ma anche per le
prestazioni necessarie al controllo e monitoraggio delle malattie croniche e rare;
– prevedere percorsi diagnostico-terapeutici (PDT) anche per l’area materno-infantile,
l’area pediatrica e le persone affette da patologie croniche e rare;
– garantire l’applicazione della Legge 120/2007 che prevede l’allineamento dei tempi di
attesa del canale intramurario con quello istituzionale;
– assicurare la trasparenza sui tempi massimi previsti, rafforzando l’utilizzo dei siti web
delle aziende;
– promuovere la diffusione dei Cup regionali;
– prevedere sanzioni e controlli per chi non recepisce le norme. In particolare vanno
applicate le sanzioni in caso di blocco delle prenotazioni, vietato per legge già dal
2006.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
15
Invalidità civile ed attese incivili. Più di un anno per il riconoscimento. Attese
disumane per malati cronici ed oncologici
Anche per il riconoscimento della invalidità civile e dell’handicap si attende troppo: più di un
anno contro i nove mesi previsti dalla normativa.
Come mostra la tabella seguente, il meccanismo si inceppa innanzitutto nella consegna del
verbale di invalidità, segnalato come momento lacunoso della procedura nel 39,5% dei casi,
seguito dall’attesa per la prima visita (29,3%) e dalla rivedibilità (14,5%). Riferendoci agli
incrementi nelle segnalazioni ricevute nel corso del 2009 rispetto al 2008, scopriamo che ad
aumentare sono state soprattutto gli intoppi per ricevere l’assegno di invalidità/accompagno
(8,4% nel 2009, +4,1% sul 2008) e quelli per i casi di aggravamento della patologia.
Invalidità civile ed Handicap
Area 1996/2009 2008 2009
Attesa verbale Invalidità/Handicap 28,2% 40,6% 39,5%
Attesa prima visita Invalidità/Handicap 23,2% 36,4% 29,3%
Attesa assegno Invalidità/accompagno 18,7% 4,3% 8,4%
Rivedibilità 15,9% 15,0% 14,5%
Iter burocratico pratica aggravamento 14,0% 3,7% 8,3%
Totale 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 36. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Malati oncologici (il 33,8% delle segnalazioni fa riferimento a loro) e malati cronici (26,1%)
sono i soggetti che, paradossalmente, attendono di più; i primi facendo i conti con tempi di
attesa che vanno ben oltre i 15 giorni previsti dalla normativa (legge 80/06) per essere visitati
al fine del conseguimento della invalidità; i secondi si scontrano soprattutto con l’assurdità di
esser richiamati a visita ogni anno, nonostante siano affetti da patologie stabilizzate o
ingravescenti e dunque, in perfetto contrasto rispetto a quanto previsto dal decreto ministeriale
del 2 agosto 2007.
Cosa chiediamo sul tema invalidità civile ed handicap
– Revisionare le tabelle indicative delle percentuali di invalidità civile;
– aumentare l’importo di indennità civile ed accompagnamento, adeguandola al costo
della vita;
– abolire il procedimento di rivedibilità delle pratiche di invalidità civile;
– verificare l’effettiva unificazione delle procedure di riconoscimento dell’invalidità civile e
dell’handicap;
– rivedere i criteri per il riconoscimento del diritto all’accompagnamento, evitando
l’affermarsi delle logiche restrittive degli ultimi mesi;
– implementare il monitoraggio e prevedere sanzioni sulla legge 80/2006 e il successivo
D.M. che escludono visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante;
– integrare l’elenco delle patologie esentate dalle visite di controllo.
Rapporto PiT Salute 2010 – Abstract
16
L’umanizzazione delle cure: vince l’incuria e i comportamenti inadeguati verso i
pazienti
In 14 anni di PiT Salute, il tema della umanizzazione delle cure registra un trend
sostanzialmente stabile, attestandosi all’8% delle segnalazioni dei cittadini: dal 1996 ad oggi
la crescita è stata molto modesta, pari al +1%
La mancata umanizzazione è scambiare il nome di un paziente con un numero di un letto, è
passare velocemente vicino al dolore di una persona e non accorgersi che sta soffrendo, è dire
la parola sbagliata nel momento sbagliato, è soprattutto non fare quel gesto di attenzione che
andrebbe fatto.
Incuria, comportamenti del personale, maltrattamenti, dolore inutile e violazione della privacy,
sono i cinque aspetti considerati in questo ambito dell’analisi.
Umanizzazione delle cure
Aree 1996/97 1998/99 2000/01 2002/03 2004/05 2006/07 2008/09 1996/2009 2008 2009
Incuria verso i
pazienti 41,0% 39,4% 41,9% 49,9% 48,6% 42,6% 46,5% 44,0% 44,2% 49,0%
Comportamenti 36,4% 43,2% 34,8% 36,3% 40,5% 38,0% 40,1% 38,2% 39,5% 40,6%
Medici 31,7% 35,9% 29,5% 31,6% 34,5% 32,7% 30,0% 32,2% 30,6% 29,1%
Infermieri 4,7% 7,3% 5,3% 4,7% 6,0% 5,3% 10,1% 6,0% 8,9% 11,5%
Maltrattamenti 20,3% 13,0% 8,4% 6,5% 4,3% 8,3% 4,6% 9,8% 5,0% 4,2%
“Dolore inutile” 0,5% 1,3% 11,5% 5,3% 3,9% 7,3% 5,3% 5,1% 6,3% 4,2%
Violazione privacy 1,8% 3,1% 3,4% 2,0% 2,7% 3,8% 3,5% 2,9% 5,0% 2,0%
TOTALE 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Tabella 41. Rapporto PiT Salute 2010 – Cittadinanzattiva
Il più segnalato è stato l’incuria (49% nel 2009, +5% circa rispetto al 2008 e alla media dei
14 anni), intesa come mancanza di attenzione e “cura” verso le persone assistite, non lavate o
cambiate in modo inadeguato, non aiutate ad alzarsi dal letto o a muoversi per evitare lesioni
da pressione. Pensiamo a persone non autosufficienti e ricoverate in lungodegenza o residenze
sanitarie assistite. Altrettanto numerosi sono stati i casi di comportamenti inadeguati del
personale (40,6% nel 2009, +1,1% rispetto al 2008 e +2,4% rispetto alla media 1996-
2009): poca pazienza, frasi poco garbate, più da parte dei medici che degli infermieri, anche
se i casi che riguardano questi ultimi stanno aumentando. Più gravi i casi di maltrattamenti,
anche se segnalati in misura minore e decisamente in diminuzione dal 1996 ad oggi (4,2%
nel 2009, -0,8% sul 2008 e –5,6% sui 14 anni): contenzioni indebite, incuria marcata verso
persone lasciate a digiuno o senza assistenza per troppo tempo, lesione della dignità e
maltrattamenti psicologici.
Cosa chiediamo sul tema dell’umanizzazione
– Puntare sulla formazione, a partire da quella universitaria, sui temi della umanizzazione
delle cure;
– valorizzare le buone pratiche;
– applicare la legge n. 38 del 15 marzo 2010 sulla terapia del dolore e rendere effettive
le sanzioni previste per chi non la rispetta;
– rafforzare il ruolo degli ordini professionali nell’applicazione del codice deontologico.