E al Civile di Venezia bisogna aspettare 12 mesi

E al Civile di Venezia bisogna aspettare 12 mesi

di Simone Bianchi

VENEZIA Un anno per fare una mammografia su prenotazione extra screening all’Ospedale Civile di Venezia. Questi i tempi segnalati dalla Uil per quanto concerne le liste d’attesa in questo specifico ambito. Un problema, quello delle liste, che non colpisce solo le mammografie ma anche molte altre specialità tra Venezia e Mestre. «Siamo sostanzialmente alle solite», osserva Francesco Menegazzi, sindacalista Uil, «per fortuna c’è il sistema di screening impostato dall’Asl 12 che sta risolvendo molti problemi a chi rientra nelle fasce di età in cui è necessario e fondamentale sottoporsi a questo esame, ma quello che più ci preoccupa è la scure che rischia di abbattersi sulla sanità privata veneziana (Policlinico San marco e Villa Salus, ndr). Se dovesse servire per migliorare poi i servizi sul territorio o nei nostri ospedali potrebbe avere anche un senso, ma noi rimaniamo dubbiosi in ogni caso, e soprattutto non dovranno essere persi posti di lavoro». E se da un lato per fare una mammografia di controllo le liste d’attesa sono lunghe, dall’altro l’Asl 12 ha incrementato il servizio di screening dal marzo scorso. Gli esami, accantonato il camper che veniva utilizzato in precedenza, vengono effettuati in due nuove sedi fisse, gli ambulatori senologici di screening del Distretto sanitario 3 in via Cappuccina a Mestre e del Distretto sanitario 1 all’ex Ospedale Giustinian di Venezia. Lo screening è rivolto a tutte le donne residenti e domiciliate, assistite nell’Asl 12 e di età compresa tra i 50 e i 74 anni. Come per il passato, la segreteria screening invia a domicilio le lettere d’invito, che indicano sede, giorno e orario dell’appuntamento: le utenti possono aderire presentandosi munite dell’invito. Le modalità di esecuzione restano le stesse. La risposta, in caso di mammografia negativa, arriverà per posta e il richiamo successivo sarà dopo due anni. In caso invece si rendesse necessario completare l’indagine con una ecografia, l’utente riceverà una telefonata dal personale sanitario della segreteria organizzativa. L’ecografia sarà effettuata nei reparti di Radiologia degli ospedali di Mestre o Venezia. Altri problemi ci sono però in alcune aree dell’Asl 13, Dolo-Mirano. «Purtroppo abbiamo continue segnalazioni di donne che non riescono a vedersi accolta la domanda per la mammografia, e così sono costrette a pagare e andare per vie private», dice Sandra Boscolo, presidente del Tribunale per i diritti del malato di Dolo. «Lo screening invece funziona, e va detto che l’Asl periodicamente raccoglie le richieste inevase, le analizza e trova poi un posto per l’esame nei casi che vengono ritenuti più urgenti o importanti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Class action contro le liste di attesa

Class action contro le liste d’attesa
«Ne lanceremo una per ogni Usl»

Comincia dal Veneto l’offensiva del Tribunale del Malato

L’iniziativa è partita dal caso di una 59enne veneziana che avrebbe dovuto aspettare venti giorni per una TacL’iniziativa è partita dal caso di una 59enne veneziana che avrebbe dovuto aspettare venti giorni per una Tac

VENEZIA — Parte dal Veneto la prima class action contro le liste d’attesa. O meglio un pool di class action, una per ogni Usl che non eroga le prestazioni nei tempi imposti dalla Regione e riportati sulla ricetta del medico di base in tre fasce: A (accertamento da garantire entro 10 giorni); B (visita entro 30 giorni o esame entro 60); C (controllo entro 180 giorni). L’iniziativa porta la firma del Tribunale per i diritti del Malato, che si appoggia alla sede nazionale di Cittadinanzattiva— l’associazione «mamma » di questi sportelli a tutela dei pazienti —, forte di un team di avvocati ed ex magistrati esperti in materia di sanità. I veneti che non otterranno la prestazione richiesta nei limiti consentiti potranno iscriversi alla class action riferita alla propria Usl e portarne i responsabili davanti al Tar. Tutte le azioni, e relative modalità di partecipazione, saranno pubblicizzate dal Tribunale del Malato appena istruite. Il presidente regionale, Valdo Mellone, ieri ha già inviato a Roma la documentazione per lanciare la prima, che riguarderà l’Usl 13 di Mirano, teatro del caso che ha ispirato l’idea.

La vicenda Tutto parte dalla storia di una signora di 59 anni residente nel Veneziano, che lo scorso 23 ottobre chiede al Cup dell’Usl 13 una Tac all’addome completo con contrasto per un sospetto tumore allo stomaco. L’esame è in fascia B, ma l’azienda è in grado di assicurarlo solo il 12 novembre, ovvero dopo 20 giorni e non entro i 10 previsti dal codice di priorità. A quel punto la paziente si rivolge a una struttura privata di Monselice (Padova), che la sottopone a Tac nel giro di 5 giorni. «Tra l’altro—specifica Mellone — l’esame nel privato è costato 251 euro, contro la tariffa di 263,40 dell’Usl di Mirano (come rimborso da chiedere alla Regione, il malato paga solo i 36,15 euro di ticket, ndr). Altro paradosso». Una volta ricevuto l’esito della Tac, per fortuna negativo, la 59enne veneziana si rivolge al Tribunale del Malato, per ottenere il risarcimento, in base alla delibera regionale 600 del marzo 2007, che impone alle aziende sanitarie l’erogazione delle prestazioni entro i tempi fissati dai codici di priorità. Secondo lo stesso documento, l’Usl inadempiente garantirà al paziente l’accertamento in regime di libera professione. «Ci siamo mossi subito—racconta Mellone — anche perchè, nel marzo 2009 al tavolo regionale sulle liste d’attesa proprio i vertici dell’Usl 13 avevano assicurato di essere a regime per gli esami di fascia A e B. Io li avevo avvertiti: non si possono raccontare bugie a chi sta male, tollereremo eventuali sforamenti solo fino a settembre. In realtà abbiamo pazientato fino a gennaio: il 27 ho scritto all’Usl 13 per chiedere il risarcimento per la Tac pagata dalla signora a Monselice».

Il 25 marzo la risposta, nero su bianco, del direttore generale Ennio Orsini: «Le sue richieste non possono essere accolte. Non appare infatti condivisibile il suo assunto volto ad affermare che il contenuto della DGR 600/2007 integra vincolo contrattuale tra le parti, perchè le tabelle contenute nella delibera hanno valore ordinatorio e sollecitorio nei riguardi delle aziende, affinchè queste prendano tutte le misure necessarie perchè le prestazioni vengano erogate nei termini previsti dalla norma. Una richiesta di risarcimento potrebbe essere accolta solo se fondata sulla circostanza che dal ritardo della prestazione è derivato un danno alla salute delle paziente».

La class action Ma Mellone, che è avvocato, non è d’accordo: «La delibera dice chiaramente: “Si dispone”, perciò impone un dovere alle aziende e concede un diritto all’utente. Insomma, genera un contratto, che in questo caso è stato violato». E allora il presidente veneto del Tribunale del Malato ha intrapreso due azioni: ieri ha inviato a Roma la documentazione per avviare la class action e domani depositerà al giudice di pace di Dolo la richiesta di risarcimento dei 251 euro pagati dalla singora per la Tac, meno i 36,15 di ticket che avrebbe comunque dovuto versare nel pubblico. La class action prevede prima una sollecitazione all’Usl ad adempiere alle richieste del paziente entro 90 giorni, altrimenti scatta il ricorso al Tar. L’iniziativa diventa un precedente «pericoloso» per le aziende sanitarie, che rischiano centinaia di ricorsi da parte di pazienti perennemente in coda. «Il nostro obiettivo è proprio dare ai malati un nuovo strumento per far valere i loro diritti — conferma Valdo Mellone —. Abbiamo mobilitato i presidenti del Tribunale del Malato delle sette province venete perchè ci segnalino le Usl inadempienti, nei confronti delle quali indiremo altre class action».

Michela Nicolussi Moro
29 marzo 2010

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/29-marzo-2010/class-action-contro-liste-d-attesa-ne-lanceremo-per-ogni-usl-1602736303977.shtml